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venerdì 25 aprile 2014

Parole di scuola

di Mariapia Veladiano
ed. Erikson 2014

Ben scritto, acutissimo. Un saggio che si legge come un racconto. Diviso in capitoli brevi e titolati.
Cento pagine che scorrono via senza volersi fermare.


 Tante paure (pag 27)
...Oggi la paura è anche dell'insegnante. (...)Ma per restare alle paure di scuola, che i bambini si facciano male è la paura delle paure. E allora, controllarli a vista, guai a perderli d'occhio, non si mandano a prendere un foglio fuori dall'aula, se sono vivaci li si accompagna fin sulla porta del bagno, e poi niente palla, niente giochi di squadra, niente corse.
(...) ho una classe di 27 bambini, ho paura di non saperli controllare tutti, dieci di questi sono stranieri e ho paura che i genitori degli altri protestino perchè non si fa il programma per seguire loro, e poi anche perchè ho dieci metri e dieci misure con loro e allora gli altri dicono che faccio preferenze, poi ci sono le prove Invalsi e tutti abbiamo paura che abbassino il livello questi stranieri, perchè se son qui da più di due anni per legge  hanno le stesse abilità e quindi le stesse prove degli altri. Il che è demagogia, ma è così.

Nomi di scuola (pag 39)
(...) Oggi i nomi arrivano a scuola con suoni nuovi che quasi non si possono pronunciare. Il nome pronunciato e conosciuto è il primo passo dell'integrazione. Perchè chiamare per nome significa vedere e riconoscere. con i nomi si può fare di tutto. Intanto pronunciarli bene, farsi insegnare come, non permettere che vengano italianizzati, storpiati , troncati.

Libri (pag 47)
(...) E poi c'è la malinconia di tante biblioteche scolastiche con i libri ben richiusi negli armadi le cui chiavi sono ben custodite dal docente responsabile... Armadi nei corridoi, negli scantinati, negli uffici. Si disturba se si entra, se si chiede.
(...) ma i libri a scuola bisogna bene che i ragazzi li possano trovare. bisogna disseminare la loro strada di libri belli, perchè anche lo studente più riluttante possa trovare quello che lo fa innamorare. Non si può immaginare un modo diverso perchè questo capiti se non quello  di farli incontrare: esporre gli studenti al libro e alla lettura.

Non si può dire (pag 89)
(...) E' un caso senza speranza. Certo, il professore che lo dice. Cambiare mestiere prego.

Scuola (pag 95)
Pubblica. La scuola pubblica è un formidabile laboratorio di integrazione. E' oggi l'unico luogo in cui tutti, davvero tutti, si incontrano: italiani, stranieri, ragazzi con disabilità, poveri di cultura e di mezzi e ricchi di tutto.








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