BACKSTAGE ,
ovvero Niente è come sembra
Di Isabel Archer
Nel quartiere di Edo si usa
una specie di cestino da pranzo intrecciato, che viene adoperato un solo giorno
nelle passeggiate primaverili. Al ritorno lo si getta via calpestandolo. La
fine é importante in tutte le cose."
Hagakure , il libro segreto dei
samurai (II,38)
Cara Amica e collega ,
È proprio per festeggiare la fine
di un percorso, la tua uscita dal mondo della scuola e l'entrata in un altro
ancora tutto da disegnare, che siamo qui oggi, intorno a te.
Per salutare una maestra che ha
dato tantissimo alla scuola, agli alunni, ai colleghi.
Una maestra innamorata della
letteratura e dell'arte che caparbiamente ha cercato di trasmettere questo
amore ai suoi scolari nel corso dei tanti anni di insegnamento.
È certo che ci mancherai come noi
ti mancheremo, ma nonostante l'inevitabile commozione che ci sommerge, sappiamo
che con le tue qualità il prossimo futuro sarà per te ricco di stimoli, di
opportunità, di nuovi incontri.
E soprattutto generoso di quel
tempo tanto desiderato che ora sarà a tua disposizione. Il tempo per la libertà
é lì che ti aspetta e ti darà certamente modo di realizzare sogni solo
accarezzati perché la scuola veniva prima di tutto.
Perciò sorridi e pensa con gioia alla meraviglia
di inventare nuovamente il tempo che verrà.”
La lettera
d’accompagnamento al regalo era pronta, non restava che inviarla a Germana che
l’avrebbe diligentemente allegata al pacco.
Fulvia ripensò
ai burrascosi giorni precedenti e si
sentì finalmente tranquilla. Decise di raccontare quanto era
successo. “Ci si potrebbe domandare perché avesse cominciato a scrivere; ebbene
le sue ragioni erano molte, moltissime. Credeva fosse un desiderio naturale ,
per una persona che ha assistito al saccheggio di una città, o alla disfatta di
un popolo, narrare tutto ciò di cui si è stati testimoni, a beneficio di
sconosciuti eredi delle generazioni future, o semplicemente per togliersi quei
ricordi dalla mente.”(adattamento da Il buon soldato, Ford Madox Ford)
Tutto era inziato un
mese prima quando insieme con Greta la
sua amica e compagna di walk, avevano pensato di organizzare una cena
letteraria a sorpresa per festeggiare
degnamente una storica collega che se ne andava in pensione.
Con l’ entusiasmo che
le caratterizzava, era stato prenotato un bellissimo spazio all’aperto in un
agriturismo vicino alla città e si era proseguito con gli inviti in maniera
molto informale iniziando dalla chat “Freedom!” che comprendeva una ventina di
nomi assemblati in modo eterogeneo. Vale a dire con maestre anche di altri
plessi e circoli.
Greta poi, aveva telefonato a M.S. un’amica di Marcella , artista di
teatro affinchè si occupasse di
dirottarla con una scusa la sera della festa nel luogo fissato.
In seguito, quando
era stato necessario fissare i dettagli della serata, Fulvia aveva allargato
gli inviti pur senza includere la totalità delle maestre della scuola. Il
motivo risiedeva principalmente nella convinzione che una festa fuori orario scolastico potesse essere gestito nei
modi più congeniali agli organizzatori e
anche in virtù dello scarso slancio che sempre si verificava da parte di un
cospicuo numero di persone. Ma anche perché il festeggiamento plenario era già stato fissato per il pomeriggio
dell’ultimo giorno di scuola.
Purtroppo
questo “ingenuo” concetto di libertà
applicato alla sede in questione, scatenò il putiferio.
Poche ore dopo aver spedito
gli inviti infatti, ricevette una
mail inviperita. Era l’ ex
collega di classe della Pensionanda più nota come La Tacchina (per l’evidente punteggio
del suo Q.I.) la quale avendo lavorato con lei per
molti anni, la schifava senza
ritegno.
La
riprova della sua malevolenza era
riscontrabile nelle critiche feroci che faceva alle spalle di Marcella ogni volta che se ne presentava
l’occasione così come l’ostentazione del sollievo di non averla più
come collega. E tra i tanti episodi di perfidia di comune memoria, troneggiava quello accaduto l’ultimo giorno di scuola di
due anni prima. Una vigliaccata da vera
stronza malvagia che Fulvia conosceva bene, poiché in preda al dispiacere quel giorno Marcella
si era sfogata con lei raccontandole tra
le lacrime quanto era successo.
La Tacchina chiedeva (o meglio, pretendeva ) coi soliti
modi da bullo del quartiere, in tono perentorio e bellicoso il perché non fosse
tra gli invitati e come mai Fulvia non avesse invitato tutta la scuola.
Era come se la Tacchina fosse l’artefice
dell’idea e Fulvia l’esecutrice incapace
che non era stata in grado di eseguire bene il compito affidatole.
E aggiungeva che lei aveva trascorso ben 15 anni con
Marcella dividendo gioie e dolori e che, aggiungeva “ho
sempre detto che qualsiasi cosa si facesse per lei io avrei voluto essere
avvisata”.
“Ma come”,
pensò immediatamente Fulvia, “il massimo che riesci a fare è chiedere di essere avvisata ? cioè tu non muovi un
dito , ma AMMESSO che QUALCUN ALTRO
organizzi e solo in quel caso, vuoi esserci?
Comoda come posizione. Facile. In definitiva se io e
Greta non avessimo deciso per la festa
tu non avresti fatto un bel nada de nada ma adesso ti permetti (dato che
qualcun altro ci ha pensato) di alzare la voce e vantare diritti? Tu che dietro
le spalle la critichi a spada tratta ostentando
con chiunque la gioia di non essere più
la sua diretta collega, tu che se mi incontri nel corridoio a malapena mi
saluti, tu vorresti far parte di questa bella riunione? Mi rifiuto!”
Un pensiero che non ebbe vita lunga. Se infatti di
primo acchito aveva deciso di ignorarla
, in seguito confrontandosi con Greta
avevano finito per risponderle molto
diplomaticamente proprio per non ingigantire la questione e cercare di
rabbonirla affinchè non creasse problemi alla riuscita della cena letteraria.
gentilissima,
mi spiace molto che forse ci
siamo capiti male, ma il festeggiamento di Marcella con regalo e
relativo party a scuola organizzato da lei, si farà il * giugno , me
l'ha detto oggi. Quindi con tutte le
colleghe presenti , nella modalità che si è sempre usata.
La cena invece è un'altra cosa,
molto estemporanea e organizzata da Greta di cui sto eseguendo la parte pratica
(come inviare mail) perchè ho tanto tempo vista la mia attuale situazione.
Abbiamo invitato anche altre persone che non sono della scuola. E’ una cosa un po’ particolare… sai, con le cose che piacciono a Marcella. Diversa
dalle solite cene. Volutamente si è
deciso di limitare gli inviti perchè sennò la festa non riuscirebbe come
è stata pensata.
Però se in memoria dei tanti
anni trascorsi insieme e del grande affetto che nutri per
lei, volessi organizzarne un'altra con tutte tutte le
colleghe (il tempo c'è alla grande), credo che Marcella ne sarebbe entusiasta.
un abbraccione, Fulvia
Convinta
ormai di aver salvato la
situazione, l’Inconsapevole tapina se ne
stava serenamente a casa ad annoiarsi, passando dalla lettura alla tv, dalle parole
crociate a facebook, dalle ricette di cucina allo studio di materiali sulla
biblioteca, dalla chat alle telefonate, quando il PING di una mail ricevuta
la spinse a verificare chi fosse il
mittente.
Si trattava di Caterina, l’ attuale collega della
Tacchinastra che gentilissima come suo solito declinava l’invito precedentemente
accettato motivando che “mi sfuggono le
dinamiche relazionali tra colleghe della nostra scuola pertanto…” si percepiva
l’imbarazzo nel quale si trovava.
Fu in
quell’istante che Fulvia capì ciò
che stava succedendo a scuola: la festa che
credeva sdoganata da una
ufficialità di maniera, stava invece virando verso la classica modalità in cui
TUTTI DEVONO essere obbligatoriamente invitati salvo riservarsi
il piacere di rifiutare e pena il gossip più sfrenato, i permali e quanto altro fa spettacolo.
Era evidente che la Pennuta si era messa di
traverso e stava lavorando alacremente per boicottare la festa. Stava
combattendo la sua battaglia per lesa maestà e stipulava alleanze atteggiandosi a
vittima sacrificale. Essere alla mercè
di un tal genere di persona provocava in Fulvia un enorme fastidio. Mentre
si rodeva il fegato , sapendo già che per il bene di Marcella avrebbe dovuto
cambiare marcia, arrivò la telefonata di Germana.
Era
in preda al panico. Farfugliava cose tipo “ah non sai, e c’è un clima, e va a
finire che non viene nessuno. E io te l’avevo detto e adesso mi lanciano delle
frecciatine… e insomma la Tacchina sta facendo il diavolo a quattro e c’è già
chi per solidarietà con lei ha deciso di non venire-
Provate
a riflettere su questa ultima frase “per solidarietà c’è chi ha deciso di non
venire” e capirete immediatamente che tale espressione significa aver perso di
vista l’obiettivo. Non più il piacere
di impegnarsi per fare felice (in questo caso) la Pensionanda, bensì la
decisione di schierarsi, quasi si
trattasse di una faida, dalla parte della presunta vittima, che a sua volta se ne infischia altamente del vero scopo, preferendo mettersi al centro,
far ruotare tutto intorno a sé per compiacere il proprio enorme, gigantesco, smisurato EGO.
Ma
il proverbio “chi ha più testa la usi” ben noto a Fulvia la costrinse , nonostante la convinzione di
essere nel giusto a decidere di cambiare
rotta.
Scrisse
immediatamente una comunicazione nella quale si annunciava che “in seguito all’entusiasmo rilevato per partecipare alla
cena letteraria, TUTTI sono invitati “ e lo inviò subito a Germana affinchè fosse messo alla
firma una decina di giorni prima della
data fissata per la famosa festa. Un cambio di programma che chiunque sano di
mente non può non ritenere adeguato.
Purtroppo
La Tacchinastra non paga del trambusto e del fastidio creato continuò a boicottare
l’evento telefonando all’imbarazzatissima M.S. per spiegarle una SUA
privata versione della situazione che la
suddetta trovò piuttosto fuori luogo e scrivendo
addirittura “Non partecipo perché non sono stata invitata” proprio sul messaggio che apriva a tutti la possibilità di
esserci. A riprova che il punteggio del suo Q.I. restava allineato a livelli sotto la media.
Ormai
era evidente che per sbloccare la situazione per salvare il salvabile, era
necessario un intervento di rottura, un gesto clamoroso, qualcosa di
inconsueto. E fu così che Fulvia scelse di compiere un’azione che stranamente nell’ambiente
nessuno aveva mai fatto: delle pubbliche scuse.
Gentili colleghe/i
Mi spiace che a causa della mia dabbenaggine negli inviti per la cena di M. si siano
create delle situazioni di permali e
pettegolezzi. Spero di avere
corretto l’errore dato che da lunedì
scorso è passato il foglio perché chiunque potesse aderire.
Vi chiedo comunque scusa pubblicamente sperando in tal modo di
appianare definitivamente la situazione. Di più non posso fare.
Mi auguro che nel caso non si possa /voglia partecipare si abbia
l’onestà intellettuale di non attribuirmene la causa. Da parte mia posso
assicurarvi che l’errore non si ripeterà.
Saluti Fulvia
Nell’arco di poche ore la situazione registrò il
cambiamento. Fulvia aveva avuto ragione. Era stata necessaria la pubblica
umiliazione affinchè l’elenco
dei partecipanti aumentasse di botto. Adesso, sia la Tacchina che coloro che
avevano solidarizzato per astenersi, si erano aggiunti ai partecipanti. Era soddisfatta del risultato, la pubblica
ammenda anche se dolorosa aveva
soddisfatto lo scopo: la riuscita della festa di Marcella. E questo era l’importante.
Venne il giorno fatidico. La sorpresa e la felicità
di Marcella nel trovarsi al centro della cena letteraria organizzata proprio
per lei, ripagò Greta e Fulvia della fatica dell’organizzazione. Una festa
riuscitissima anche se con un numero non elevato di partecipanti. Come si dice
, pochi ma buoni.
E la Tacchina? Da
attrice consumata mise in atto l’ultima offesa a Marcella… semplicemente
non arrivò mai.
Dopo tutto
quello che aveva provocato in termini di malumori e nervosismo, dopo tutta la finta devozione creata per
sentirsi appoggiata e difesa dal gruppo, dopo essersi atteggiata alla più
grande amica di Marcella, preferì da vera villana quale era in realtà, non
presentarsi.
Forse le era
bastato umiliare Fulvia, o forse con il party del pomeriggio aveva avuto il suo
momento di notorietà e ciò le era bastato. Eppure alla fine, la scelta di non esserci smascherava le sue bugie. Brillava come un diamante la verità di tutto quel darsi
da fare a sabotare, ostacolare, silurare, recriminare: essere al centro
dell’attenzione, essere protagonista per
quei famosi 15 minuti...
Ma poi chissà cosa passa per la testa dei tacchini…
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