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martedì 28 giugno 2016


BACKSTAGE , ovvero Niente è come sembra
 
Di Isabel Archer
 
Nel quartiere di Edo si usa una specie di cestino da pranzo intrecciato, che viene adoperato un solo giorno nelle passeggiate primaverili. Al ritorno lo si getta via calpestandolo. La fine é importante in tutte le cose."

Hagakure , il libro segreto dei samurai (II,38)

Cara Amica e collega ,

È proprio per festeggiare la fine di un percorso, la tua uscita dal mondo della scuola e l'entrata in un altro ancora tutto da disegnare, che siamo qui oggi, intorno a te.

Per salutare una maestra che ha dato tantissimo alla scuola, agli alunni, ai colleghi.

Una maestra innamorata della letteratura e dell'arte che caparbiamente ha cercato di trasmettere questo amore ai  suoi scolari nel corso dei tanti anni di insegnamento.

È certo che ci mancherai come noi ti mancheremo, ma nonostante l'inevitabile commozione che ci sommerge, sappiamo che con le tue qualità il prossimo futuro sarà per te ricco di stimoli, di opportunità, di nuovi incontri.

E soprattutto generoso di quel tempo tanto desiderato che ora sarà a tua disposizione. Il tempo per la libertà é lì che ti aspetta e ti darà certamente modo di realizzare sogni solo accarezzati perché la scuola veniva prima di tutto.

Perciò sorridi e pensa con gioia alla meraviglia di inventare nuovamente il tempo che verrà.”

La lettera d’accompagnamento al regalo era pronta, non restava che inviarla a Germana che l’avrebbe diligentemente allegata al pacco.

Fulvia ripensò ai  burrascosi giorni precedenti e si sentì  finalmente  tranquilla. Decise di raccontare quanto era successo. “Ci si potrebbe domandare perché avesse cominciato a scrivere; ebbene le sue ragioni erano molte, moltissime. Credeva fosse un desiderio naturale , per una persona che ha assistito al saccheggio di una città, o alla disfatta di un popolo, narrare tutto ciò di cui si è stati testimoni, a beneficio di sconosciuti eredi delle generazioni future, o semplicemente per togliersi quei ricordi dalla mente.”(adattamento da Il buon soldato, Ford Madox Ford)

Tutto era inziato un mese prima quando insieme con Greta  la sua amica e compagna di walk, avevano pensato di organizzare una cena letteraria  a sorpresa per festeggiare degnamente una storica collega che se ne andava in pensione.

Con l’ entusiasmo che le caratterizzava, era stato prenotato un bellissimo spazio all’aperto in un agriturismo vicino alla città e si era proseguito con gli inviti in maniera molto informale iniziando dalla chat “Freedom!” che comprendeva una ventina di nomi assemblati in modo eterogeneo. Vale a dire con maestre anche di altri plessi e circoli.

Greta poi, aveva telefonato  a M.S. un’amica di Marcella , artista di teatro  affinchè si occupasse di dirottarla con una scusa la sera della festa nel luogo fissato.

In seguito, quando era stato necessario fissare i dettagli della serata, Fulvia aveva allargato gli inviti pur senza includere la totalità delle maestre della scuola. Il motivo risiedeva principalmente nella convinzione che una festa fuori  orario scolastico potesse essere gestito nei modi più congeniali agli organizzatori  e anche in virtù dello scarso slancio che sempre si verificava da parte di un cospicuo numero di persone. Ma anche perché il festeggiamento plenario  era già stato fissato per il pomeriggio dell’ultimo giorno di scuola.

 Purtroppo questo “ingenuo”  concetto di libertà applicato alla sede in questione,   scatenò il putiferio.

 Poche ore dopo aver spedito gli inviti infatti,  ricevette  una  mail  inviperita. Era l’ ex collega di classe  della  Pensionanda più nota come  La Tacchina (per l’evidente  punteggio  del suo  Q.I.)  la quale avendo lavorato  con lei  per   molti anni, la schifava  senza ritegno.

La riprova della sua malevolenza  era riscontrabile nelle critiche feroci che  faceva alle  spalle di Marcella  ogni volta che se ne presentava l’occasione  così come  l’ostentazione del sollievo di non averla più come collega.    E  tra i tanti episodi  di perfidia di comune memoria,  troneggiava  quello accaduto l’ultimo giorno di scuola di due anni prima.  Una vigliaccata da vera stronza   malvagia  che Fulvia conosceva bene,  poiché in preda al dispiacere quel giorno Marcella  si era sfogata con lei raccontandole tra le lacrime quanto era successo.

La Tacchina  chiedeva (o meglio, pretendeva ) coi soliti modi da bullo del quartiere, in tono perentorio e bellicoso il perché non fosse tra gli invitati e come mai   Fulvia non avesse invitato tutta la scuola. Era come se la Tacchina  fosse l’artefice dell’idea e Fulvia l’esecutrice  incapace che non era stata in grado di eseguire bene il compito affidatole.

E aggiungeva che lei aveva trascorso ben 15 anni con Marcella   dividendo gioie e dolori e che, aggiungeva “ho sempre detto che qualsiasi cosa si facesse per lei io avrei voluto essere avvisata”.

 “Ma come”, pensò immediatamente Fulvia, “il massimo che riesci a fare è chiedere  di essere avvisata ? cioè tu non muovi un dito , ma  AMMESSO che QUALCUN ALTRO organizzi e solo in quel caso, vuoi esserci?

Comoda come posizione. Facile. In definitiva se io e Greta  non avessimo deciso per la festa tu non avresti fatto un bel nada de nada ma adesso ti permetti (dato che qualcun altro ci ha pensato) di alzare la voce e vantare diritti? Tu che dietro le spalle la critichi a spada tratta  ostentando con chiunque  la gioia di non essere più la sua diretta collega, tu che se mi incontri nel corridoio a malapena mi saluti, tu vorresti far parte di questa bella riunione? Mi rifiuto!”

Un pensiero che non ebbe vita lunga. Se infatti di primo acchito aveva  deciso di ignorarla , in seguito confrontandosi con  Greta avevano  finito per risponderle molto diplomaticamente proprio per non ingigantire la questione e cercare di rabbonirla affinchè non creasse problemi alla riuscita della cena letteraria.

gentilissima,

mi spiace molto  che forse ci siamo capiti male, ma il festeggiamento di Marcella  con regalo e  relativo party a scuola organizzato da lei, si farà il * giugno , me l'ha detto oggi. Quindi con tutte  le colleghe presenti , nella modalità che si è sempre usata.

 
La cena invece è un'altra cosa, molto estemporanea e organizzata da Greta di cui sto eseguendo la parte pratica (come inviare mail) perchè ho tanto tempo vista la mia attuale situazione. Abbiamo invitato anche altre persone che non sono della scuola. E’  una cosa un po’ particolare… sai,  con le cose che piacciono a Marcella.  Diversa dalle solite cene. Volutamente si è  deciso di limitare gli inviti perchè sennò la festa non riuscirebbe come è stata pensata.

 
Però  se in memoria dei tanti anni trascorsi insieme e del grande affetto che nutri per lei,   volessi organizzarne un'altra con tutte tutte  le colleghe (il tempo c'è alla grande), credo che Marcella ne sarebbe entusiasta.

 spero di avere risolto i tuoi dubbi,

un abbraccione, Fulvia

Convinta  ormai  di aver salvato la situazione, l’Inconsapevole tapina se ne  stava serenamente a casa ad annoiarsi,  passando dalla lettura alla tv, dalle parole crociate a facebook, dalle ricette di cucina allo studio di materiali sulla biblioteca, dalla chat alle telefonate, quando il PING di una mail ricevuta la  spinse a verificare chi fosse il mittente.

Si trattava di Caterina, l’ attuale collega della Tacchinastra che gentilissima come suo solito declinava l’invito precedentemente accettato motivando che “mi  sfuggono le dinamiche relazionali tra colleghe della nostra scuola pertanto…” si percepiva l’imbarazzo nel quale si trovava.

Fu in  quell’istante  che Fulvia capì ciò che stava succedendo a scuola: la festa che  credeva  sdoganata da una ufficialità di maniera, stava invece virando verso la classica modalità in cui TUTTI  DEVONO  essere obbligatoriamente invitati salvo riservarsi il piacere di rifiutare  e   pena il gossip più sfrenato,  i permali e quanto altro fa spettacolo.

Era evidente che la Pennuta  si era messa di traverso e stava lavorando alacremente per boicottare la festa. Stava combattendo la sua battaglia per lesa maestà e stipulava alleanze atteggiandosi a vittima sacrificale.  Essere alla mercè di un tal genere di  persona  provocava in Fulvia un enorme fastidio. Mentre si rodeva il fegato , sapendo già che per il bene di Marcella avrebbe dovuto cambiare marcia, arrivò la telefonata di Germana.

Era in preda al panico. Farfugliava cose tipo “ah non sai, e c’è un clima, e va a finire che non viene nessuno. E io te l’avevo detto e adesso mi lanciano delle frecciatine… e insomma la Tacchina sta facendo il diavolo a quattro e c’è già chi per solidarietà con lei ha deciso di non venire-

Provate a riflettere su questa ultima frase “per solidarietà c’è chi ha deciso di non venire” e capirete immediatamente che tale espressione significa aver perso di vista l’obiettivo. Non più il piacere   di impegnarsi per fare felice (in questo caso) la Pensionanda, bensì la decisione di  schierarsi, quasi si trattasse di una faida, dalla parte della presunta vittima, che a sua volta  se ne infischia altamente  del vero scopo, preferendo mettersi al centro, far ruotare tutto intorno a sé per compiacere  il proprio enorme, gigantesco, smisurato EGO.

Ma il proverbio “chi ha più testa la usi” ben noto a   Fulvia  la costrinse , nonostante la convinzione di essere nel giusto a  decidere di cambiare rotta.

Scrisse immediatamente una comunicazione nella quale si annunciava che “in seguito  all’entusiasmo rilevato per partecipare alla cena letteraria,  TUTTI sono invitati “  e lo inviò  subito a Germana affinchè fosse messo alla firma  una decina di giorni prima della data fissata per la famosa festa. Un cambio di programma che chiunque sano di mente non può non ritenere adeguato.

Purtroppo La Tacchinastra non paga del trambusto e del fastidio creato continuò a boicottare l’evento telefonando  all’imbarazzatissima M.S. per spiegarle una SUA privata versione  della situazione che la suddetta trovò piuttosto fuori luogo  e scrivendo addirittura “Non partecipo perché non sono stata invitata” proprio sul  messaggio che apriva a tutti la possibilità di esserci. A riprova che il punteggio del suo Q.I. restava allineato a livelli  sotto la media.

Ormai era evidente che per sbloccare la situazione per salvare il salvabile, era necessario un intervento di rottura, un gesto clamoroso, qualcosa di inconsueto. E fu così che Fulvia scelse di compiere un’azione che stranamente nell’ambiente nessuno aveva mai fatto: delle pubbliche scuse.

Gentili colleghe/i

Mi spiace che a causa della mia dabbenaggine  negli inviti per la cena di M. si siano create delle situazioni di permali e  pettegolezzi.  Spero di avere corretto l’errore dato che da  lunedì scorso è passato il foglio perché chiunque potesse aderire.

Vi chiedo comunque scusa pubblicamente sperando in tal modo di appianare definitivamente la situazione. Di più non posso fare.

Mi auguro che nel caso non si possa /voglia partecipare si abbia l’onestà intellettuale di non attribuirmene la causa. Da parte mia posso assicurarvi che l’errore non si ripeterà.

Saluti Fulvia

Nell’arco di poche ore la situazione registrò il cambiamento. Fulvia aveva avuto ragione. Era stata necessaria la pubblica umiliazione affinchè l’elenco dei partecipanti aumentasse di botto. Adesso, sia la Tacchina che coloro che avevano solidarizzato per astenersi, si erano aggiunti ai partecipanti.  Era soddisfatta del risultato, la pubblica ammenda  anche se dolorosa aveva soddisfatto lo scopo: la riuscita della festa di Marcella.  E questo era l’importante.

Venne il giorno fatidico. La sorpresa e la felicità di Marcella nel trovarsi al centro della cena letteraria organizzata proprio per lei, ripagò Greta e Fulvia della fatica dell’organizzazione. Una festa riuscitissima anche se con un numero non elevato di partecipanti. Come si dice , pochi ma buoni.

E la Tacchina? Da  attrice consumata mise in atto l’ultima offesa a Marcella… semplicemente non arrivò mai.

 Dopo tutto quello che aveva provocato in termini di malumori e nervosismo,  dopo tutta la finta devozione creata per sentirsi appoggiata e difesa dal gruppo, dopo essersi atteggiata alla più grande amica di Marcella, preferì da vera villana quale era in realtà, non presentarsi.

Forse le  era bastato umiliare Fulvia, o forse con il party del pomeriggio aveva avuto il suo momento di notorietà e ciò le era bastato.  Eppure alla fine, la  scelta di non esserci  smascherava le sue bugie.  Brillava  come un diamante la verità di tutto quel darsi da fare a sabotare, ostacolare, silurare, recriminare: essere al centro dell’attenzione, essere protagonista  per quei famosi 15 minuti...

Ma poi chissà cosa passa per la testa dei tacchini…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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